Che Mark Zuckerberg abbia acquistato la popolarissima app di messaggistica istantanea è cosa più che nota e si è già speso tanto parlare (e digitare) sul tema. La cosa forse più curiosa è provare a approfondire i termini dell’acquisto, o meglio: prendere tutti gli elementi che hanno portato a questo acquisto per capire non tanto se ma come questo acquisto influenzerà il mondo dei social media.
Il fatto: il 20 febbraio Facebook comunica ufficialmente che rileverà tutte le azioni e opzioni di WhatsApp con quasi 184milioni di titoli Facebook, valutati 12 miliardi di dollari, a cui vanno a sommarsi 4 miliardi di dollari in contanti e 3 miliardi di dollari in azioni vincolate ai fondatori e ai dipendenti di WhatsApp. Le versioni della vicenda paiono già essere discordanti: c’è chi dice (tipo uno a caso che si chiama Jan Koum e l’amichetto suo, sì, com’è che si chiama, Brian Acton) che WhatsApp resterà autonomo nello svolgimento delle proprie attività; c’è poi la cricca di Mark, che ricorda che Facebook ha una missione ben precisa, che vuole proseguire attraverso l’acquisto dell’app:
L’acquisizione supporta la missione condivisa di Facebook e WhatsApp per portare più connettività e benefici per il mondo, fornendo i propri servizi in modo efficiente ed economico. La combinazione aiuterà ad accelerare la crescita e il coinvolgimento degli utenti attraverso entrambe le società.
E’ evidente che la questione sta nel mezzo e che WhatsApp è una pedina importante di un percorso che Facebook sta compiendo verso una serie di traguardi:
- supervisione della comunicazione instant messaging: da 3 anni Mark c’ha il pallino dell’instant messaging. Ha iniziato nel 2011 la sua battaglia con Messenger, nel 2012 è ritornato sul tema sviluppando l’applicazione di chatting per Windows e così via. Niente di sostanzioso, a dire il vero. A fine 2013, qualche mese prima del rilancio di Messenger, si vociferava una possibile versione dell’app di Facebook che inglobasse le proprietà di WhatsApp e chiedesse il numero di cellulare (!) al posto del profilo. Anche lì, buco nell’acqua. C’è stato poi il momento “Dammi il tuo numero di cellulare, che ci serve per la sicurezza”, provando a sfruttare l’attività degli utenti che navigano direttamente sul social media.
- raggiungere di nuovo i mercati in allontanamento: l’infografica realizzata da Distimo indica in modo inequivocabile le aree di appartenenza di WhatsApp e Facebook, sottolineandone la forte complementarietà. Facebook è da tempo debole sia in Europa che in Sudamerica; tranne il Nordamerica, in cui Messenger resta leader nella messaggistica, per il resto è terra bruciata di Whatsapp (350milioni), WeChat (265milioni), LINE (150 milioni), il koreano KaKaoTalk (100milioni) tra i primi. Ancora, Whatsapp è il reame della fascia anagrafica più giovane che non si è fidelizzata a Facebook, preferendo altri social.
Anche i dati di Onavo presentati in questo caso da Focus riepilogano quanto già anticipato: la penetrazione più alta di WhatsApp si manifesta proprio nei mercati che meno paiono apprezzare la messaggistica di Facebook.
- per arginare una espansione inarrestabile sotto il sigillo della magica “F”: le statistiche condivise da Facebook stessa mostrano l’impennata di WhatsApp.
Ecco cosa succede: partendo dal momento in cui sono nati alcuni dei principali social network o social platforms internazionali, WhatsApp stacca, raddoppia e stra-supera la mole di contatti raggiunta. Certo, i tempi erano altri per Mark e ai tempi le app non erano nemmeno Idea (o forse sì?), ma di certo la crescita in soli 2 anni della mole di contatti acquisiti dall’azienda ne prefigura uno scenario di cui certo la coppia ucraino-americana che ha ideato WhatsApp non può non scendere a patti. Ma soprattutto, come riporta giustamente Wired Italia:
Whatsapp soddisfa un bisogno fondamentale, quello di comunicare con chi ti sta vicino. Certo, anche Facebook te lo permette, e negli ultimi anni si è pure evoluto con una chat in tempo reale che tutto sommato fa il suo lavoro. Ma è diverso: il nucleo fondante del social network blu è la condivisione di pezzetti di vita, l’allestimento di vetrine personali e la gestione di identità virtuali, che possono richiedere tempo ed energie.
WhatsApp, invece, è quotidianità, immediatezza. E’ organizzarsi-lampo per un caffè, chiedersi se prendere o meno il dentifricio in sconto al supermercato, attimi – e non pezzetti – di vita che Facebook da tempo insegue senza arrivarci mai.
- integrazione dei numeri di telefono per vendere la geo-localizzazione mobile e integrare i sistemi: ed è questo che poi, alla fine, resta come dubbio. Il fatto che Facebook non voglia cambiare WhatsApp, che WhatsApp si definisca in grado di procedere verso una strada autonoma e senza contaminazioni. Che non compaia adv su WhatsApp, onestamente, me lo aspetto. Ma che in futuro WhatsApp diventi un’estensione di Facebook, un profilo integrato in cui numero di cellulare e profilo comunicano in modo sinergico, intercettando gli utenti-chiave e associando a questi ultimi interessi, età, relazioni-chiave, pagine a cui è stato messo “Mi piace” o a cui mettere, invece, mi piace.
Questo è lo scenario che vedo, dal mio Iphone, fuori dalla finestra. E come sempre, in questi casi, possiamo solo aspettare.